Io sono la Via, la Verità e la Vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me


Libro di Cielo Vol. 36 - Luisa Piccarreta
8 Dicembre 1938

Fiat!!!

Come l’Umanità di Nostro Signore serviva di velo alla sua Divinità e ai prodigi del Volere Divino. Come tutte le cose create e la stessa creatura sono veli che nascondono la Divinità. L’immacolato Concepimento, rinascita di tutti.

Fiat!!! Il volo nel Volere Divino continua, mi pare che si faccia trovare in tutte le cose, naturali e spirituali e con un amore indescrivibile dica:
“Son qui, facciamo insieme, non fare da sola, senza me non sapresti fare come faccio Io ed Io resterei col dolore d’essere stato messo da parte e tu resteresti col dolore di non avere nei tuoi atti il valore d’un atto di una Volontà Divina.

Ma mentre pensavo ciò, il mio dolce Gesù, ripetendomi la sua breve visitina, tutto bontà mi ha detto:

Figlia mia benedetta, la mia Santissima Umanità fu la depositaria della mia Divina Volontà.

Non ci fu atto piccolo o grande, persino il respiro, il moto, che la mia Umanità, facendosi velo, non nascondesse in tutto il mio Fiat Divino, anzi, Io non avrei saputo respirare né muovermi, se non lo avessi racchiuso in Me; sicché la mia Umanità mi servì di velo per nascondere la mia Divinità ed il grande prodigio dell’operato del mio Volere in tutti gli atti miei.

Se ciò non fosse stato, nessuno avrebbe potuto avvicinarsi a Me, la mia Maestà, la luce sfolgorante della mia Divinità, avrebbe eclissato e atterrato tutti e tutti sarebbero fuggiti da Me; chi mai avrebbe ardito darmi la più piccola pena?
Ma Io amavo la creatura e non venni in terra per fare sfoggio della mia Divinità, ma del mio Amore e perciò volli nascondermi nel velo della mia Umanità, per affratellarmi con l’uomo e fare ciò che faceva lui, fino a farmi dare pene inaudite e la stessa morte.

Ora, chi si unisce alla mia Umanità in tutti i suoi atti, nelle sue pene, col voler trovare la mia Volontà per farla sua, rompe il velo della mia Umanità e trova negli atti miei il frutto, la Vita, i prodigi che Essa fece in Me, riceve come vita sua ciò che feci in Me e la mia Umanità le servirà di aiuto, di guida, le farà da maestra per come vivere in Essa, in modo che Io avrò in terra Me stesso, che continuerà a farmi da velo per nascondere ciò che vuol fare la mia Volontà.

Invece, se mi cercheranno senza il mio Volere, troveranno solo il mio velo, ma non troveranno la Vita del mio Volere, il quale non potrà produrre i prodigi che operò nel nascondimento della mia Umanità.

E’ sempre la mia Volontà che sa nascondere nella creatura i prodigi più grandi, i soli più fulgidi, le meraviglie mai viste e quante mie Umanità viventi avrei avuto sulla terra, ma, ahimè! le cerco e non le trovo, perché non vi è chi cerchi con tutta fermezza la mia Volontà.


Il caro Gesù ha fatto silenzio ed io sono rimasta a pensare a ciò che mi aveva detto e toccavo con mano che tutte le cose che Gesù aveva fatto, detto e sofferto, erano portatrici del Volere Divino e riprendendo il suo dire ha soggiunto:

Figlia mia buona, non solo la mia Umanità nascondeva in modo più speciale la mia Divinità e Volontà, ma tutte le cose create e la stessa creatura sono velo che nasconde la nostra Divinità e Volontà adorabile.

Il cielo è velo che nasconde la nostra Divinità immensa, fermezza ed immutabilità e la molteplicità delle stelle, i molteplici effetti che possiede la nostra immensità, fermezza ed immutabilità.

Oh! se l’uomo potesse vedere sotto quella volta azzurra la nostra Divinità svelata, senza i veli di quell’azzurro che ci copre e ci nasconde, la sua piccolezza resterebbe schiacciata dalla nostra Maestà e camminerebbe tremebonda, sentendosi lo sguardo continuo d’un Dio puro, santo, forte e potente.

Ma siccome Noi amiamo l’uomo, ci veliamo, prestandoci a ciò che gli occorre, ma di nascosto.

Il sole è velo che nasconde la nostra luce inaccessibile, la nostra Maestà sfolgorante, anzi dobbiamo fare un miracolo per restringere la nostra luce increata, per non incutergli spavento e, velati da questa luce da Noi creata, ci avviciniamo, lo baciamo, lo riscaldiamo, stendiamo questo velo di luce fin sotto i suoi passi, a destra, a sinistra, sopra il suo capo; giungiamo a riempirgli l’occhio di luce, sperando che la delicatezza della sua pupilla ci riconosca, macché, invano, si prende il velo di luce che ci nasconde e Noi rimaniamo il Dio sconosciuto in mezzo alle creature.

Qual dolore! Sicché il vento è velo che nasconde il nostro impero, l’aria è velo che nasconde la nostra Vita continua che diamo alle creature, il mare è velo che nasconde la nostra purezza, i nostri refrigeri e la nostra freschezza divina, il suo mormorio nasconde il nostro Amore continuo e quando vediamo che essa non ci ascolta, giungiamo a formare le onde altissime, come a tumultuare, perché ci riconosca e perché vogliamo essere amati.

Qualunque bene riceva l’uomo, c’è dentro velata la nostra Vita che glielo porge.

La nostra Divinità che ama tanto l’uomo, giunge a velarsi perfino nella terra, per renderla ferma e stabile sotto i suoi passi, per non farlo vacillare; persino nell’uccello che canta, nei prati fioriti, nelle svariate dolcezze dei frutti, la nostra Divinità si vela per porgergli le nostre gioie e fargli gustare le delizie innocenti del nostro Essere Divino.

E poi, che dirti, con quanti prodigi d’amore siamo velati e nascosti nell’uomo?
Ci veliamo nel respiro, nel palpito, nel moto, nella memoria, intelletto e volontà; ci veliamo nella sua pupilla, nella sua parola, nel suo amore ed oh! come ci duole sapere di non essere riconosciuti né amati, possiamo dire:

“Viviamo in lui, lo portiamo e ci facciamo portare da lui, né potrebbe far nulla senza di Noi, eppure viviamo insieme senza conoscerci, qual dolore!
Se ci conoscesse, la vita dell’uomo sarebbe il più grande prodigio del nostro Amore e Onnipotenza; da dentro i suoi veli non avremmo dovuto fare altro che porgergli la nostra Santità, il nostro Amore, coprirlo con la nostra Bellezza, fargli godere le nostre delizie, ma siccome non ci riconosce, ci tiene come il Dio lontano da lui.

Noi, se non siamo riconosciuti non possiamo dare, sarebbe come dare ai ciechi i nostri beni perciò l’uomo è costretto a vivere sotto l’incubo delle sue miserie e passioni.

Povero uomo che non ci conosce, né nei veli che ci nascondono in lui, né nei veli di tutte le cose create, non fa altro che sfuggire dalla nostra Vita e dallo scopo con cui fu creato e molte volte, non potendo sopportare la sua ingratitudine, i beni che contengono i nostri veli si cambiano per lui in castighi.

Perciò riconosci in te stessa che non sei altro che un velo, che nascondi il tuo Creatore, affinché riceva e possiamo somministrarti in tutti gli atti tuoi la nostra Vita Divina, riconosciuta nei veli di tutte le cose create, affinché tutte ti aiutino a ricevere un tanto bene.


Dopo ciò stavo facendo il mio giro negli atti del Volere Divino, quante sorprese in questo Volere sì santo!
E quello che più meraviglia, è che aspetta la creatura per tenerla a giorno delle sue opere, per farle conoscere quanto l’ama e per farne un dono di quello che fa.
Sente la smania di dare sempre, senza mai cessare e si contenta, per ricambio, del piccolo ti amo della creatura.

Onde sono giunta al Concepimento della mia Mamma Regina, quante meraviglie!
Ed il mio dolce Gesù, riprendendo il suo dire, mi ha detto:

Figlia mia benedetta, oggi è la festa dell’Immacolato Concepimento, è la festa più bella, più grande, per Noi, per il Cielo e per la terra.

Noi, nell’atto di chiamare dal nulla questa Celeste Creatura, operammo tali prodigi e meraviglie, che Cieli e terra ne restarono riempiti.

Tutti chiamammo, nessuno fu messo da parte, affinché tutti restassero rinati insieme con Essa; sicché fu la rinascita di tutti e di tutto.

Il nostro Essere Divino straripò tanto da Noi, che mettemmo a sua disposizione nell’atto di concepirla, mari d’Amore, di Santità, di Luce, con cui poteva amare tutti, fare santi tutti e dare luce a tutti.

La Celeste Piccina si sentì rinascere nel suo piccolo cuore un popolo innumerevole.

E la nostra paterna Bontà, che fece?
Prima facemmo dono a Noi stessi, affinché ce la godessimo e corteggiassimo ed Essa godesse e corteggiasse Noi e poi facemmo dono a ciascuna creatura.

Oh! come ci amò e amò tutti con tale intensità e pienezza, che non vi è punto in cui non fa sorgere il suo amore.

La Creazione tutta: il sole, il vento, il mare, è piena dell’amore di questa Santa Creatura, perché anch’essa si sentì rinascere insieme con Lei a nuova gloria, molto più che ebbe la grande gloria di possedere la Sua Regina; tanto che, quando Essa ci prega per il bene del suo popolo, Essa con un amore cui non ci è dato resistere, ci dice: “Maestà Adorabile, ricordatevi che me li donaste, già sono vostra e sono di loro, quindi, con diritto dovete esaudirmi.